Contrariamente a quanto è possibile leggere nel Contratto per il Governo del cambiamento che “dichiara esplicitamente la volontà di tutelare il Servizio sanitario nazionale, escludendo ogni forma di privatizzazione” sembrerebbe che “il rilancio del Ssn sia ancora lontano”. Dichiarazioni che arrivano da una prima analisi indipendente effettuata dallOsservatorio Gimbe, che ha identificato in particolare “tre azioni cruciali fuori dal contratto: esplicito rilancio del finanziamento pubblico, ridefinizione del perimetro dei Lea, riordino della sanità integrativa”. Inoltre, “la mancata stima economica delle proposte e il via libera al regionalismo differenziato rappresentano ulteriori ostacoli al tanto atteso rilancio della sanità pubblica”.
“Nellambito delle attività dellOsservatorio Gimbe – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – abbiamo condotto unanalisi integrale del Contratto per il Governo del cambiamento per verificare la coerenza delle proposte relative a sanità e ricerca biomedica con i 12 punti del piano di salvataggio del Ssn elaborato dalla Fondazione Gimbe e validato tramite consultazione pubblica”.
“La nostra analisi (www.gimbe.org/contratto-governo) dimostra che il Contratto per il Governo del cambiamento non getta solide basi – puntualizza – per mettere in sicurezza la più grande conquista sociale dei cittadini italiani, già ereditata in condizioni di salute non ottimali”.
Non solo: “Considerato che a breve termine mancano le risorse per rifinanziare in maniera consistente il Ssn – commenta Cartabellotta – il banco di prova per la sanità non può essere la Legge di bilancio 2019 che nella migliore delle ipotesi potrà garantire il consueto miliardo di euro che negli ultimi anni ha coperto solo il costo dellinflazione”.
Rispetto alle quattro macro-determinanti della crisi di sostenibilità del Ssn identificate dal II Rapporto Gimbe (cioè definanziamento, paniere Lea troppo ampio, sprechi e inefficienze, espansione della sanità integrativa), il Contratto per il Governo del cambiamento “contiene sì un programma molto dettagliato e potenzialmente efficace per ridurre sprechi e inefficienze, ma – elenca la Gimbe – non annuncia esplicitamente un aumento nominale del Fondo sanitario nazionale, né uninversione di tendenza del rapporto spesa sanitaria/Pil; non prevede alcuna ridefinizione del perimetro dei Lea, oggi sproporzionati rispetto al finanziamento pubblico ed esigibili su tutto sul territorio nazionale solo sulla carta; non fa alcun cenno allinderogabile riordino legislativo della sanità integrativa che oggi, con le seducenti promesse del secondo pilastro, favorisce derive consumistiche e di privatizzazione”.
Inoltre, sottolinea ancora Gimbe, il Contratto per il Governo del cambiamento “non definisce mai lentità delle risorse necessarie per finanziarle”. E “dà il via libera al regionalismo differenziato che rappresenta una reale minaccia alluniversalismo del Ssn, visto che le autonomie previste in sanità non potranno che amplificare le diseguaglianze regionali”, denunciano ancora gli esperti.
In conclusione, “nonostante le buone intenzioni del Contratto per il Governo del cambiamento” e limpegno della ministra Grillo nei primi 100 giorni di mandato, “è certo che il rilancio del Ssn non rientra al momento tra le priorità dellEsecutivo, già in difficoltà a soddisfare tutte le promesse elettorali più popolari (flat tax, reddito di cittadinanza, riforma della legge Fornero) nel rispetto del tetto di deficit previsto dal Patto di stabilità e crescita europeo”.
“Guardando avanti con un pizzico di ottimismo – conclude Cartabellotta – per confermare le buone intenzioni del Contratto per il Governo del cambiamento sul destino della sanità pubblica, il primo segnale concreto dovrebbe arrivare tra pochi giorni con la nota di aggiornamento del Def 2018”.
Gli occhi sono puntati su “quellinversione di tendenza del rapporto spesa sanitaria/Pil annunciata anche dalle parole del premier Conte nel discorso per la fiducia. Se così non fosse, le rassicuranti dichiarazioni di intenti con cui si apre il capitolo Sanità nel Contratto per il Governo del cambiamento rimarranno lettera morta – sottolinea – lasciando ancora una volta che sia il futuro a prendersi cura del Ssn”.